I fanghi diventano risorsa per l’agricoltura


La conceria è di per se da considerarsi un’industria che riutilizza e ricicla rifiuti, infatti lavora  uno scarto (la pelle grezza), derivante dall’attività antropica di macellazione degli animali per motivi alimentari, e lo trasforma in un prodotto pregiato. Sarà per questa vocazione  al riutilizzo che anche per i residui solidi, derivanti a loro volta dalla lavorazione e dalla depurazione delle acque, sono stati pensati e realizzati  programmi tesi  a tutti gli effetti al recupero e riciclo di tutte le risorse della filiera produttiva. In questa ottica è stato elaborato il progetto  degli smaltimenti alternativi che si pone come obiettivo la realizzazione di una piattaforma integrata per il riutilizzo e lo smaltimento del fango prodotto nella depurazione delle acque in miscela con sottoprodotti della lavorazione conciaria, che si articola su più linee funzionali, in cui la discarica assume un ruolo esclusivamente residuale. Fa parte del programma la realizzazione delle linee di essiccazione che trasformano i fanghi prodotti dal depuratore Cuoiodepur, miscelati con sottoprodotti della lavorazione conciaria, in fertilizzanti con caratteristiche di concime organo-azotato per il riuso in agricoltura. Di particolare interesse è il “Pellicino integrato” ottenuto dai fanghi in miscela con pellicino (pelli e crini). Si tratta di un fertilizzante azotato (4%) con un alto contenuto di materia organica “nobile” di origine proteica, facilmente biodegradabile. Il prodotto, a seguito di ricerche e sperimentazioni ventennali, condotte in collaborazione con i più accreditati istituti universitari, è stato inserito tra i fertilizzanti riconosciuti dalla normativa italiana, d.lgs. 29 aprile 2006, n.217. Attualmente una quantità di 25.000 tonnellate all’anno di fanghi (quanti ne produce la Cuoiodepur) in miscela con opportuni sottoprodotti è trasformata in Pellicino Integrato e suoi derivati per la vendita e l’utilizzo agricolo. La necessità di reintegro di nutrienti e particolarmente di sostanza organica nel terreno è ancora più accentuata dalla pratica agricola moderna, caratterizzata da coltivazioni intensive  e spesso monocolturali ma soprattutto dalla scomparsa dell’uso del letame, sottoprodotto dell’allevamento dei bovini. Il riciclo della sostanza organica nel terreno costituisce un prezioso strumento per combattere i fenomeni di erosione e di desertificazione. E’ stato calcolato che oltre 100 anni di utilizzo di “compost”, (simile al Pellicino integrato) consentirà la riduzione di 54kg di CO2 equivalente per tonnellata di prodotto utilizzato. L’uso di fertilizzanti organici in agricoltura potrà perciò contribuire alla riduzione dell’inquinamento dell’aria attraverso le minori emissioni di gas che producono l’effetto serra. Al contrario, in assenza di riuso, lo smaltimento del fango di depurazione e dei rifiuti solidi, oltre a determinare inevitabilmente delle profonde ferite  nel territorio per la realizzazione delle discariche necessarie,  produce un percolato inquinante che ha bisogno di essere depurato e biogas che deve essere invece bruciato.

© Riccardo Buti e Fabrizio Mandorlini - Oro Bianco. Il Tartufo di San Miniato - Fm Edizioni