San Miniato ha il record del Tartufo più grosso del mondo


Il record del tartufo più grosso del mondo appartiene a San Miniato e resiste nel guiness dei primati da quasi sessant’anni con i suoi "due chili e diciotto tacche" Era infatti il 26 ottobre 1954 quando Arturo Gallerini e il suo fedele cane Parigi trovarono la preziosa pepita. Si tratta di una delle pagine più belle della storia del Tartufo Bianco di San Miniato.

Bisogna alzarsi molto presto, non c’è che dire, è fatica essere già in bosco alle prime ore della notte.
Lo sapeva bene Arturo Gallerini, soprannominato il “Bego”, di notti bianche ne ha vissute tante. Lui è di casa nei boschi di San Miniato, dove l’Egola e la Chiecina scorrono laggiù a valle.
Faceva freddo quella mattina d’autunno inoltrato.
La lanterna in mano, il vanghetto a tracolla e via per i sentieri.
Il rumore del silenzio è quasi assordante, interrotto da alcuni animali notturni. Il Bego conosce le piante: il pioppo, il salice, la quercia, e conosce, senza darsi una risposta, il proverbio che “fra Doderi, Montoderi e Poggioderi c’è una bella margherita che costa più di Firenze e Pisa”.
Era nebbia in quella notte umida. Gli teneva compagnia Parigi, il suo fedelissimo compagno, un cane bastardo, come si addice ai bravi cani da tartufo, di grossa taglia a pelo liscio ed ondulato, con la coda a spazzola.
Uno, due, tre, quattro chilometri per il bosco, poi altrettanti nel fondovalle acquitrinoso. Parigi non si dava pace quella notte in cui non riusciva a fiutare neanche l’aroma di un tartufo di piccola taglia.
Era lui che faceva strada e guidava il Bego.
Una notte in bianco, più che una notte bianca, si stava consumando, quando Parigi improvvisamente cominciò ad abbaiare, a girare velocemente, ad annusare, con concitazione. Poi iniziò a scavare.
Arturo corse veloce, raggiunse il suo cane. Posò la lanterna, anche lui si mise a scavare. Aveva il vanghino, ma volle fare con delicatezza. Il profumo diventava sempre più forte, più intenso.
Agli occhi di Bego apparve un tartufo enorme, pesante, una cosa mai vista. Stanco lo assalì l’emozione.
Bravo Parigi, sei stato bravo... - diceva mentre lo accarezza e gli dava la meritata ricompensa.
Intanto i primi bagliori dell’alba illuminavano le sinuose colline che si coloravano, come per magia, con una pennalata di pallido sole d’autunno e la rugiada si trasformava in argentee gocce sull’erba. Il tempo di arrivare a casa e prendere le stadere.
Due chili e diciotto tacche. Annota il peso, il giorno e il luogo sul suo inseparabile calendario, è il 26 ottobre 1954. Arturo Gallerini, il Bego ha trovato il tartufo più grande del mondo.
Il tartufo finirà lontano, al presidente degli Stati Uniti d’America Eisenhower, regalatogli dal commerciante di Alba Giacomo Morra. Così si dice. E in ricordo di quella notte bianca e in memoria del suo fedele amico, il Bego darà a tanti altri suoi cani il nome di Parigi.